Con decreto del Senato e voto popolare del 25 maggio 1805, presentato a Napoleone il 4 giugno, Genova fu unita all’Impero Francese. Un decreto del 6 giugno successivo divideva il territorio dell’ex Repubblica Ligure in tre dipartimenti:
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Dipartimento di Genova, con capoluogo Genova, diviso in cinque Circondari: Genova, Novi Ligure, Bobbio, Voghera e Tortona;
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Dipartimento di Montenotte, con capoluogo Savona, diviso in quattro Circondari: Porto Maurizio, Savona, Ceva, Acqui;
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Dipartimento degli Appennini, con capoluogo Chiavari, diviso in tre Circondari: Chiavari, Sarzana, Bardi.
Il 30 giugno 1805 Napoleone Bonaparte era in visita ufficiale a Genova accompagnato dalla moglie Giuseppina e da un folto seguito e accolto con sontuose feste e da un’immensa folla. Qui ricevette dall’ex doge Michelangelo Cambiaso le chiavi della città e visitò personalmente l’Università, le fortificazioni, le istituzioni locali. Il 4 luglio nominava i Prefetti dei tre Dipartimenti liguri: a Chiavari i fu destinato il nobile parigino Jean André Louis Rolland de Villarceaux, ex ufficiale dello Stato Maggiore di Napoleone e già Prefetto del Dipartimento del Tanaro del Regno d’Italia. Villarceaux arrivò a Chiavari il 5 settembre 1805 e vi rimase fino al 23 gennaio 1811, quando fu destinato Prefetto del Dipartimento francese del Gard. Fu sostituito dal successore Maurice Duval.
Alcuni chiavaresi ebbero modo di inserirsi nella burocrazia imperiale, come Giovanni Battista Solari, capogruppo legislativo a Parigi, e suo fratello Cesare, membro del Tribunale di prima istanza di Genova.
Fu questo il periodo in cui il Tigullio conobbe una dimensione storica e culturale veramente europea, sulla quale si sarebbero innestati nuovi fermenti, destinati a influenzare la formazione delle ideologie liberali e nazionali del Risorgimento: «Il decennio napoleonico favorì, con le ripetute campagne militari, le confische e le vendite delle proprietà pubbliche ed ecclesiastiche, la formazione di nuove fortune con un progressivo imborghesimento della classe nobiliare e una diffusione di ricchezza nella piccola borghesia. Anche a medici e avvocati si aprì la carriera politica. In questo ceto borghese trovarono campo di diffusione quelle ideologie massoniche, tipico prodotto del tempo, che ebbero una grande influenza sulla formazione delle ideologie liberali e nazionali del Risorgimento» (Ragazzi-Corallo, p. 64). Non a caso avrebbero avuto origini tigulline quelli che sarebbero stati i maggiori protagonisti delle vicende risorgimentali, cui cimeli sono tutt’oggi conservati nel Museo Storico della Società Economica di Chiavari. http://www.societaeconomica.com/
L’amministrazione napoleonica contribuì a modernizzare alcuni aspetti della cultura locale, soprattutto dal punto di vista urbanistico-territoriale e stradale. Al 1809 data una moderna rilevazione catastale del territorio, oggi conservata all’Archivio di Stato di Genova.
A questo periodo risalgono anche le opere di bonifica del fiume Entella e la sistemazione, nel capoluogo di Chiavari, del Corso di San Francesco (attuale Corso Garibaldi), che raccordava il centro storico al mare. Parallela alla costa correva la Strada della Marina (odierni Corso Assarotti e Corso Gianelli), parte integrante della Route impériale de Paris à Naples, ideata tra il 1806 e il 1808 senza tratti in salita. Osserva lo storico Giuseppe Pessagno: «è notevole la soluzione progettata nel tratto dagli Scogli (Chiavari) a Zoagli: la strada intaccava la massa di rupi sotto la pineta delle Grazie e costeggiava a pochi metri d’altezza il mare. Idea, allora, ardita e sorpassante la possibilità di esecuzione rapida quale i tempi richiedevano».
Nel riordino del sistema viario l’amministrazione francese non trascurò l’entroterra: si sviluppò straordinariamente il traffico commerciale verso Varese (Ligure) e si pensò alla sistemazione della strada che da Chiavari attraversava le Valli dell’Entella e dello Sturla per dirigersi verso Piacenza attraverso Santo Stefano d’Aveto, nonché di quella del Bracco.
L’amministrazione francese, inoltre, mise mano anche al sistema delle scaffe, barche senza vele che, tirate da una fune, consentivano il passaggio di persone, merci e animali da una sponda all’altra dei fiumi. Nel dicembre 1811 furono affidati gli appalti per la gestione triennale di tutte le scaffe esistenti nel Dipartimento degli Appennini: quelle sul fiume Magra, nei dintorni della Spezia (ad Albiano, Ameglia, Arcola, Santo Stefano Magra, Trebiano e Vezzano) e quella sull’Entella, tra Chiavari e Lavagna, che funzionava da secoli. Quest’ultima avrebbe cessato la propria funzione poco tempo dopo, nel luglio 1812, quando fu terminato e collaudato il nuovo ponte in legno, detto appunto “napoleonico”. foto del ponte dell’economica
Un aspetto dell’economia locale che ebbe impulso in questo periodo fu la marineria: nel 1810 si tenevano regolarmente le statistiche degli approdi nelle rade di Chiavari e di Lavagna e da queste risulta la presenza di un buon numero di imbarcazioni di armatori locali.
Fu curato con attenzione il settore delle telecomunicazioni: al periodo napoleonico risale un avanzato sistema di telegrafi ottici (modello Chapple) che collegava le principali città dell’Impero, con torri di segnalazione sistemate sulle alture. Le linee andavano da Madrid a Varsavia e da Napoli verso il Nord Europa. A Chiavari era posizionata una stazione di arrivo e partenza dei segnali, cosicché la città era collegata a tutta Europa. Anche i telegrafi marini vennero potenziati, perché ogni imbarcazione potesse comunicare a terra e ricevere, in codice, rapide informazioni.
Il contatto con la cultura d’Oltralpe portò una ventata di novità anche nella società locale: ad esempio, il gusto di vestire alla moda fece crescere il numero dei sarti per uomo e per donna, che in breve tempo a Chiavari diventarono una quarantina. Per la prima volta si parlò di “modiste”.
Si diffuse il gusto della festa: quelle ufficiali, organizzate dal Prefetto, si tenevano nei saloni di Palazzo Marana. I privati non erano da meno: si racconta che il conte Nicola Solari di Caperana per illuminare una sua grandiosa festa chiese in prestito i lumi alla chiesa di Santo Stefano di Lavagna, che non poté esaudire la richiesta avendo subito forti danni a causa di un fulmine. Il Solari dovette accontentarsi dei lumi della chiesa di Cavi di Lavagna.
Il periodo napoleonico ebbe termine quando il territorio dell’ex Repubblica di Genova entrò a far parte del Regno di Sardegna: il 7 gennaio 1815 il commissario plenipotenziario per l’annessione di Genova al Piemonte, Ignazio Thaon di Revel, ricevette il possesso di Genova dalle mani dei rappresentanti inglesi, che avevano occupato la città l’anno precedente.
Bibliografia
G. Pessagno, Chiavari e Lavagna ai tempi di Napoleone, in «Genova» (1935).
U. Oxilia, Il periodo napoleonico a Genova e a Chiavari (1797-1814), Genova 1938.
V. Vitale, Breviario della Storia di Genova, Genova 1955.
F. Ragazzi-C. Corallo, Chiavari, Genova 1982.
R. Bruschi, La tragica fine di Firmino, figlio del Prefetto Rolland de Villarceaux. Dipartimento degli Appennini, Chiavari 31 dicembre 1805, in Microstorie, I, a cura di B. Bernabò, Chiavari 2004.
F. Casaretto, La scaffa sull’Entella, in Microstorie, cit.