Lungo tutto l’arco ligure, dalle Cinque Terre all’estremo ponente, è presente una serie continua di santuari, segno tangibile della profondità della devozione dei Liguri, che si rivolge soprattutto alla Madonna. L’area del Tigullio è una manifestazione evidente di questa attenzione e del continuo rivolgersi delle sue genti verso il conforto, e spesso verso il soccorso, della presenza della Vergine.
Abbiamo così una serie di edifici che appartengono alla categoria dei santuari “della fatica”, collegati cioè al lavoro quotidiano: santuari si susseguono lungo la costa, in posizioni che li rendono facilmente visibili dal mare, per permettere a marinai e pescatori di indirizzare costantemente preghiere e richieste d’aiuto; ma le apparizioni, i miracoli, gli eventi straordinari che hanno dato origine nel tempo alle diverse devozioni sono altrettanto spesso collegati ai campi, agli orti, a particolari alberi, insomma alla dura vita dei nostri contadini.
Il caso del santuario di Nostra Signora di Montallegro, sulle alture di Rapallo, può essere considerato sotto tutti e due i punti di vista: la miracolosa apparizione della Madonna avviene, il 2 luglio 1557, al contadino Chichizola, impegnato nel cercare di strappare la sopravvivenza ad un monte arido ed ostile. L’intervento di Maria fa sgorgare in quelle terre desolate una fonte d’acqua, che farà diventare il monte fertile e, appunto, Allegro. Il santuario domina però la città dall’alto della collina, perfettamente visibile dal mare, e tanti degli ex voto che ne ricoprono le pareti raccontano le peripezie dei marinai rapallini. Il culto della Madonna di Montallegro si ritrova a Maissana nel piccolo santuario in località “Crocette”, a poca distanza dal paese, compreso nella giurisdizione della locale Parrocchia di San Bartolomeo. Costruito all’inizio del Novecento a pianta centrale ottagonale, è attualmente in stato di abbandono.
Vegliano sui lavoratori del mare due dei santuari di Santa Margherita Ligure: Nostra Signora Assunta, in alto sulla collina di Nozarego, collegata alla devozione carmelitana, e Nostra Signora della Lettera, venerata nella chiesa di San Giacomo.
La tradizione vuole che la statua raffigurante la Madonna della Lettera sia arrivata prodigiosamente nel 1783 sulla spiaggia di Corte, proprio galleggiando sulle onde, proveniente dalle mura del porto di Messina colpita dal terremoto, e che sia ricomparsa sull’altare di Santa Margherita dopo che i messinesi avevano tentato di riportarla in patria, esprimendo in maniera equivocabile la volontà di rimanere in Liguria.
Un ritrovamento miracoloso è alla base anche della devozione di Nostra Signora della Rosa, sempre a Santa Margherita, dove è conservata presso la parrocchiale che da nome alla città: durante i lavori di ristrutturazione della chiesa, nel 1672, sotto l’altare dedicato alla Vergine sarebbe stato ritrovato un vaso sigillato, contenente acqua limpida e profumata di rose.
Forse il più spettacolare per la posizione ed il più interessante per la storia e per il patrimonio artistico, è il santuario di Nostra Signora delle Grazie, lungo la Via Aurelia, poco fuori Chiavari. Il complesso, arroccato a picco sul mare, è composto di un ospitale per i pellegrini e di una prima, più antica cappella, databili al XIII secolo, e della splendida chiesa ornata dagli affreschi di Teramo Piaggio e Luca Cambiaso, realizzati fra il 1539 e il 1550 e rappresentanti le storie della vita della Vergine e della Passione di Cristo. Quest’ultimo edificio ospita la miracolosa statua lignea di manifattura fiamminga, portata al santuario nel 1416 da un capitano chiavarese, la cui nave rifiutò di staccarsi dal porto della città dove era in vendita la statua finché il capitano non provvide ad acquistarla.
Chiavari custodisce altri due santuari, legati questa volta alla vita nei campi: Nostra Signora dell’Ulivo a Bacezza e il più importante Nostra Signora dell’Orto.
La prima chiesa, che dista significativamente un miglio romano dal santuario delle Grazie, è sorta attorno alla devozione rivolta a un’immagine bizantineggiante, che secondo la tradizione sarebbe miracolosamente apparsa fra i rami di un ulivo, illuminando una notte dell’anno 936 d.C. Oggi l’edificio mantiene un aspetto soprattutto ottocentesco e l’immagine miracolosa è conservata nella spettacolare cripta.
Nostra Signora dell’Orto è collegata invece alla storia di un’apparizione della Vergine: nel 1493 venne dipinta su un muro d’orto, in un’area che allora era fuori dalle mura del borgo, un’immagine della Madonna col Bambino, che ben presto venne accreditata di poteri miracolosi, particolarmente evidenti durante la peste del 1528. Il 2 luglio 1610, proprio presso quell’immagine la Vergine apparve al contadino Sebastiano Descalzo, dando origine ad una devozione profonda, che ha portato all’erezione dello splendido santuario, poi trasformato in sede vescovile.
Anche lungo le vallate dell’entroterra ritroviamo una ricca serie di luoghi devozionali, molti dei quali genericamente collegabili all’invocazione della Vergine come dispensatrice di soccorso e di protezione.
E’ il caso di Nostra Signora dei Miracoli a Cicagna: nell’antica chiesa, dalla statua lignea della Madonna in trono scomparvero miracolosamente danni, segni dei tarli e scoloriture, nel 1537.
Particolare è il culto della Madonna di Guadalupe, a Santo Stefano d’Aveto, la cui devozione venne forse introdotta dai tanti emigranti costretti a lasciare l’entroterra ligure; l’immagine venerata nella valle fu donata dal cardinale Giuseppe Doria nel 1811.
Protegge invece i viaggiatori Nostra Signora della Guardia che, dal suo santuario di Velva (Castiglione Chiavarese), in Val Petronio, vigila dal 1892 sull’importantissima via di collegamento con la Val di Vara e la Pianura Padana e sul valico del monte Vigogna.
Proseguendo verso l’Alta Val di Vara, troviamo a Teviggio (Varese Ligure) il culto di Nostra Signora di Caravaggio, introdotto nel XIX secolo nella chiesa originariamente intitolata a San Rocco.
Bibliografia
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