Moneglia era protetta a levante dal Castello di Villafranca - complesso di parco e castello sul mare recentemente restaurato con fondi comunitari e sede di attività culturali e di Educazione Ambientale - e a ponente dal Castello di Monleone, di cui oggi sopravvivono solo pochi resti. Entrambe le fortificazioni sono databili al XII secolo.
All’estremità occidentale del borgo si incontra il primo monumento di interesse: la Chiesa di San Giorgio, con annesso il chiostro francescano del XV secolo. Essa conserva, fra le altre opere, due importanti testimonianze della cultura artistica ligure: il Polittico di San Ludovico di Tolosa di Giovanni Barbagelata, realizzato nei primissimi anni del Cinquecento, e l’Adorazione dei Magi di Luca Cambiaso, massimo artista del Cinquecento genovese, nato proprio a Moneglia (nel centro storico si può ancora ammirare la sua casa natale).
Il percorso nel borgo prosegue attraversando il caratteristico carruggio, sul quale affacciano le tipiche case genovesi dalle facciate dipinte e dove non è insolito trovare portali o bassorilievi in ardesia quattro-cinquecenteschi, a segnalare la presenza di antiche dimore signorili.
Nella parte orientale del borgo è una bella piazza decorata da un sagrato a riseu, il caratteristico mosaico di ciottoli bianchi e neri. Sulla piazza, oltre alla casa natale di Luca Cambiaso, affacciano due importanti edifici sacri. Il primo è la chiesa di Santa Croce, parrocchiale del paese, documentata sin dal 1130 e annessa nel 1478 a uno dei canonicati di San Salvatore di Cogorno, giuspatronato della famiglia Fieschi; da allora molti Fieschi tennero l’arcipretura monegliese. A seguito di un crollo avvenuto nel 1725, l’edificio fu ricostruito e consacrato nel 1894. Vi si possono ammirare l’altare maggiore in marmi policromi risalente alla metà del XVIII secolo e alcuni dipinti di pregio: una Crocifissione di scuola emiliana (fine del XVII secolo), la Sacra famiglia con San Giovannino, Elisabetta e Zaccaria, di scuola ligure (metà del XVIII secolo), e un’Ultima Cena della scuola di Luca Cambiaso. Vi si conservano anche le statue lignee raffiguranti La Madonna del Rosario col Bambino in braccio e L’Immacolata Concezione opera dello scultore Antonio Maria Maragliano. Sul muro esterno della chiesa è apposta una lapide risalente al 1290, celebrativa della vittoria genovese a Porto Pisano cui i monegliesi avevano attivamente contribuito, e due anelli della catena metallica che chiudeva il porto toscano, riportati in patria come trofeo.
L’edificio di maggiore interesse della città è senza dubbio quello che affianca la chiesa, ovvero l’Oratorio dei Disciplinanti, la cui storia è decisamente affascinante. L’Oratorio si presentava agli osservatori, fino a prima della II Guerra Mondiale, come un comune edificio settecentesco, decorato da affreschi della fine dello stesso secolo. I danni causati da un bombardamento del 1944, che distrusse quasi completamente il tetto, hanno però fatto emergere frammenti di decorazione molto più antichi ed hanno portato, dopo una lunghissima campagna di restauro conclusasi solo di recente, a ricostruire in maniera convincente l’intera vicenda dell’edificio.
La tradizione vorrebbe l’oratorio fondato nel Mille; questa indicazione non può essere provata, ma certamente il più antico ciclo affrescato di cui sono comparsi frammenti data al Duecento e rappresenta uno dei pochissimi esempi di pittura di quel periodo sopravvissuti in Liguria. Altrettanto raro, e quindi prezioso, l’affresco votivo della fine del Trecento raffigurante la Madonna e San Cristoforo, anch’esso giunto in frammenti.
Poi, fra la fine del Quattrocento e l’inizio del Cinquecento, i membri della confraternita decisero di rinnovare completamente la decorazione, commissionando ad un pittore anonimo, ma probabilmente lombardo, un complesso ciclo dedicato alle Storie della vita della Vergine e della Passione di Cristo. Le scene si svolgono dentro ai riquadri delimitati da un finto portico, anch’esso affrescato sulle pareti, con raffinate decorazioni rinascimentali che riecheggiano la Roma classica. In seguito, forse alla fine del Cinquecento, vennero aggiunte altre scene devozionali, di qualità più bassa.
Nel Seicento i confratelli decisero di cambiare completamente l’assetto dell’oratorio, creando una nuova volta, probabilmente sostituendo un tetto in legno, modificando l’orientamento dell’intera struttura e la collocazione delle finestre. In questo ambiente rinnovato verranno realizzati gli affreschi settecenteschi, che hanno nascosto e conservato per secoli il patrimonio di dipinti poi fortunatamente recuperato. La struttura la stagione concertistica “Moneglia Classica”, curata dalla locale Associazione “Felice Romani”.