Castiglione Chiavarese era attraversato da un antichissimo itinerario stradale che raccordava il centro costiero di Segesta (Sestri) al municipio romano di Veleia, nel piacentino. La strada era battuta probabilmente fin dall’epoca preistorica: i siti archeologici della Val Frascarese testimoniano infatti la presenza umana fin dal Neolitico (si veda l'itinerario "Percorsi archeologici"). Una traccia della romanizzazione si può trovare nella Tabula Alimentaria di Velleia, dove compare un fundus petronianus identificabile con la zona della Val Petronio. Altri riferimenti alla zona sono inoltre reperibili nel diploma del 774 d.C. con il quale Carlo Magno, vinti i Longobardi, donò al Monastero di Bobbio l’Alpe Adra, una vasta zona compresa tra la Val Petronio, il Monte San Nicolao e Moneglia. Alla disgregazione delle proprietà monastiche, la proprietà di questi beni pervenne a due grandi casate: i Conti di Lavagna e i Signori di Passano; questi ultimi costituirono nella zona di Frascati un importante organismo politico ed economico - la Curia de Frascario – che caratterizza le vicende locali nel XII e XIII secolo.
La nascita della podesteria di Castiglione, che comprendeva anche la zona di Valle Lagorara (oggi nel Comune di Maissana), data al XV secolo e da allora il paese seguì le vicende genovesi.
Sulle tracce dei Fieschi
Un’area di sosta per pellegrini e viaggiatori
In prossimità del passo del Bracco, in località Pietra Colice, dopo aver superato l’erta salita che dal mare porta in quota, i viaggiatori trovavano riparo e possibilità di sosta presso l’ospedale/ospizio di San Nicolao. Il primo documento che ne attesti l’esistenza è del 1222: in esso si nominano terre di sua pertinenza.
Oggi di questo importante luogo di accoglienza non resta quasi nulla, se non le tracce della chiesa e i muri perimetrali rasati del grande complesso per l’ospitalità, il più vasto noto in Liguria. Un’attenta campagna di scavi ha però permesso di mettere in luce i diversi vani da cui fu composto nel tempo e di trarre preziose informazioni dai materiali ritrovati, ancora in fase di studio.
Dell’hospitale faceva parte anche la chiesa dedicata a San Nicola, un edificio che si pone subito all’attenzione dell’osservatore per la forma e le dimensioni di tutto rispetto in rapporto all’intero complesso. Di essa si vede circa m 1 in altezza dei muri perimetrali e altrettanto di un vano quadrato, probabilmente il campanile, che al suo interno presenta i resti di una tomba. La planimetria è a tau, una tipologia non molto diffusa e di solito scelta da gruppi religiosi ben precisi. La muratura ancora visibile, che utilizza conci ben squadrati con uso di poca malta, e i resti in situ di alcuni archetti pensili a tutto sesto collocherebbero la struttura fra la fine del XII e l’inizio del XIII secolo.
L’ospedale, invece, dopo un’ipotizzabile prima fase (anteriore al XIII secolo) con dimensioni molto ridotte e unico vano, subisce un notevole ampliamento nel corso del XIII-XV secolo, probabilmente sotto la spinta dei Fieschi, che ne riconoscono un punto nevralgico nel panorama delle vie di traffico da e per il mare e la Pianura Padana.
Nel 1256 il San Nicolao diviene un possedimento della chiesa di San Salvatore di Cogorno ed è posto, di conseguenza, sotto il diretto controllo della Santa Sede, svincolandolo di fatto dalla giurisdizione dell’arcivescovo di Genova.
Quello che gli scavi stanno portando alla luce è un vasto complesso, all’altezza delle esigenze del tempo, quando sulle strade più importanti transitavano ogni giorno migliaia di persone spinte dalle esigenze più svariate e che veicolavano e si scambiavano idee e novità, spesso proprio nei momenti di sosta presso i numerosi hospitalia, che - come fari - costellavano la rete viaria medievale.