Storia
Nell’XI secolo l’Arcivescovo di Genova vi possedeva beni in Cazania (Cazagna), Costa e Candeasco (Emdidascum). Almeno dal Duecento nella località di Camezana si stabilì un ramo dei Conti di Lavagna, detto per l’appunto Conti di Camezana. Della famiglia, è noto Giovanni del fu Ugo, cappellano pontificio qualificato nipote di papa Innocenzo IV (Sinibaldo Fieschi), al quale questi accordò, nel 1245-50, la chiesa inglese di Vingrave (Diocesi di Lincoln) e il suo parente Guglielmo, chierico di San Quirico di Sestri, che dal pontefice ottenne un beneficio nel 1252. Giovanni de Camezana, prevosto della cattedrale di Genova, nel 1268 stabilì anche un cospicuo lascito per la ricostruzione della chiesa di San Giovanni Battista di Candeasco, tuttora esistente (per i Camezana si veda, tra i percorsi tematici, gli "Itinerari fliscani").
In seguito, Casarza seguì le vicende della Repubblica di Genova fino all’età moderna.
Sulle tracce dei Fieschi
Candiasco e il trittico di Giovanni Barbagelata
Giovanni da Camezana, con testamento del 26 agosto 1268, lascia una cospicua somma per la ricostruzione della chiesa di Candiasco dedicata a San Giovanni Battista. L’edificio sacro ancora oggi presenta l’aspetto tipicamente medievale, con muratura a vista in conci squadrati e corsi orizzontali. A una più attenta lettura è, però, possibile rilevare più fasi, tra le quali, con uno studio più approfondito, si potrebbe anche individuare con maggiore certezza quella frutto del finanziamento di Giovanni. L’edificio mostra, infatti, nella parte inferiore una serie di corsi con grossi conci, che sono tipici dell’Età Bassomedievale (XIII-XIV secolo). Sicuramente in un periodo più tardo, nell’Età Moderna, l’edificio ecclesiastico è stato rialzato - forse per creare all’interno volte in muratura - e di conseguenza anche il campanile ha subito una soprelevazione che ha comportato la creazione di una nuova cella campanaria e il tamponamento della precedente corredata di monofore con ghiera bicroma, di cui restano le tracce.
All’interno era conservata una pala d’altare, oggi nella parrocchiale di Casarza, raffigurante San Giovanni Battista fra San Michele e San Pietro, il tutto sormontato dall’Annunciazione e dalla Crocifissione. Il trittico, dalla carpenteria in legno dorato che prelude a istanze già rinascimentali, è datato e firmato in un cartiglio ai piedi del Precursore: Iohanes Barbazerata pinxit MCCCLXXXXVIIII die XXII iunii. Il dipinto, che risente ancora della tradizione genovese e in particolare delle opere di Mazone, propone spunti già rinascimentali tratti probabilmente dalla produzione tarda di Braccesco.
Suggestivi risultano anche alcuni legami dell’artista con l’ambiente fliscano: oltre al trittico di Candiasco, si ha la notizia che il pittore, la cui famiglia è forse originaria di Barbagelata, territorio dei Fieschi – il 5 febbraio 1495 riceve la commissione di fornire ad Agostino Fieschi, canonico di San Salvatore, un altare Beate Marie Virginis da collocare nella chiesa gentilizia della famiglia.
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