Il periodo preistorico trova straordinaria documentazione lungo la valle del rio Lagorara, dove 5.000 anni fa era attiva una cava di estrazione di diaspro rosso. Il sito fu scoperto nel 1987 da Sergio Nicora ed è tuttora oggetto di studio, essendo il più grande in Europa, dove esistono soltanto cinque siti dello stesso tipo.
Nel Medio Evo il territorio di Maissana era sottoposto alla giurisdizione ecclesiastica dell’Arcidiocesi genovese: nel 1143 i signori di Nascio e quelli di Vezzano tenevano, per l’Arcivescovo di Genova, alcuni mansi nel territorio di Varese e di Maissana, tra i quali Tavarone (Sanctus Syrus), Salterana e Cembrano. Era invece compresa nella giurisdizione dell’Abbazia (poi Vescovado) di Brugnato la chiesa di San Bartolomeo di Chiama, dove avevano domìni i signori di Passano.
Nella seconda metà del Duecento le cappelle di Cembrano, Ossegna e Campore risultano sottoposte alla Pieve di Varese Ligure (Plebs de Varia), oggi non più esistente.
I documenti notarili tramandano i nomi di alcune persone e toponimi che sono arrivati fino a noi. In un atto di vendita del 1191 sono menzionati beni del venditore in Campore e nella valle del fiume Tarculari, probabilmente il Torza. Con un secondo atto del 1205, un tale Delofessio vendeva numerosi appezzamenti in Osegna e in un vasto territorio compreso tra il fossatus Sanctonesi (di Disconesi?), i fiumi Borza e Vara e il Monte de Veruca (Verruga).
Il territorio di Maissana fu aggregato alla Podesteria di Castiglione, creata nel 1440; il podestà, che risiedeva a Castiglione, una volta la settimana si recava nella Valle Lagorara (fino al XVII secolo a Maissana, successivamente a Tavarone) per amministrare la giustizia. Anche nell’epoca moderna proseguì il legame con la Repubblica di Genova, della quale Maissana seguì le sorti.
Sulle tracce dei Fieschi
La “prigione dei Fieschi”
Il nucleo di Maissana, facente parte del feudo fliscano di Varese Ligure, non è mai menzionato dalle fonti scritte, quando queste elencano i centri fliscani, segno che, in origine, si tratta, probabilmente, di un nucleo a case sparse e solo più tardi si organizza come borgo. Il suo impianto si sviluppa attorno alla parrocchiale di San Bartolomeo, edificata in loco intorno al 1582, ma attestata già in Età Medievale (1225). Al suo interno conserva opere pregevoli di scultura lignea del Settecento e un Crocifisso medievale.
A ricordo della dominazione della famiglia Fieschi, la tradizione ha identificato in un edificio in pietra a vista la prigione dei Fieschi. Pur rigettando tale attribuzione, poiché la struttura non ha per nulla i connotati di prigione ed è più recente, è comunque significativo notare quanto sia vivo il ricordo di questa famiglia e come la scelta sia caduta su una costruzione tra le più interessanti per costruzione e posizione – presso la chiesa - e dotata di un arco d’ingresso dalla perfetta realizzazione.