Lorsica e le sue frazioni, arroccate a mezza costa nella valle del torrente Tirello e sotto l’imponente mole del Monte Ramaceto, che anticamente la collegava con l’attigua Val d’Aveto, è soprattutto nota per la lavorazione dei tessuti di seta, dei damaschi e delle diverse manifatture tessili, qui attive almeno dal XVI secolo. In realtà poco o niente si sa della sua storia, soprattutto medievale, che andrebbe invece indagata a fondo.
Come altri centri della Fontanabuona, nel Sei e Settecento anche Lorsica fu travagliata dalle faide tra due gruppi familiari (le cosiddette parentelle) dei De Martini e Segaro (Segale).
Dal XVII secolo Verzi, Castagnelo, Lorsica, Figarolo fecero parte dei territori montani (“di Oltremonte”) della Podesteria, poi Capitaneato di Rapallo, sottoposto al dominio di Genova, di cui seguirono le vicende fino all’epoca moderna.
Sulle tracce dei Fieschi
Santa Caterina da Genova, la patrona di Lorsica
Lorsica è un tipico centro di strada che si sviluppa a nastro lungo la direttrice per Ventarola. A protezione dei suoi abitanti sorge la parrocchiale intitolata a Santa Maria Annunziata e - più tardi - anche a Santa Caterina Fieschi Adorno, che oggi è la patrona della parrocchia (festa: quarta domenica dopo Pasqua). Secondo la lapide posta in facciata la chiesa, edificata nel XVI secolo, fu completamente trasformata nel 1834, sembra perché l’edificio originario non fosse più in grado di ospitare la popolazione, molto aumentata per lo sviluppo avuto dall’attività artigianale legata alla produzione di damaschi, broccati e lampassi. Infine – recita sempre l’epigrafe -, fu restaurata nel 1954.
All’interno, oltre all’altare consacrato alla Santa, è conservata una tela di scuola genovese del XVII secolo raffigurante Cristo che porta la Croce appare iv visione a Santa Caterina da Genova, frutto di una forte spinta devozionale sull’onda della recente canonizzazione avvenuta il 16 giugno 1737. Bartolomeo de Martini, infatti, nel suo testamento dell’11 agosto dello stesso anno lascia un legato alla masseria della chiesa, per un quadro della Santa. L’iconografia è quella codificata a quel tempo per la nuova Santa da Lorenzo de Ferrari, di cui esiste un esempio in un disegno eseguito dall’artista, che è praticamente identico al quadro lorsicano. La Santa indossa un abito molto semplice, ma che risponde alla moda genovese del suo tempo, moda fatta di broccati, velluti, damaschi, lampassi, prodotti in gran quantità proprio a Lorsica.