In tempi recenti numerosi scrittori e scienziati hanno fatto ampi riferimenti alle cave di ardesia della Fontanabuona. Tra essi:
G. Moyon, Descrizione mineralogica della Liguria, Genova 1805:
cita una ventina di cave «che si internavano per il tratto di più di un miglio nel circondario delle parrocchie di Cogorno, sopra Lavagna».
G.A. Mongiardini, Memoria letta alla Imperiale Accademia delle Scienze e delle Lettere di Genova, il giorno 1° dicembre 1808, Genova 1809:
tratta, tra l’altro, delle modalità di lavorazione, consistenti nel delineare innanzitutto il blocco che si vuole ricavare; quindi i cavatori «a forza si scalpelli e picconi penetrano sotto le linee sino a quella profondità che deve avere la gran lastra… Quindi, con l’aiuto di alcuni cunei o piedi di capra, facilmente la dividono dal rimanente, badando però di adoperare un forza uguale per ogni lato».
Lo stesso Mongiardini ritornava diffusamente sull’argomento nell’Appendice alla memoria sulle ardesie di Lavagna, Genova 1812.
Davide Bertolotti, Viaggio nella Liguria marittima, III, Torino 1834:
si sofferma in particolare sulla Cava del Chiappaione, sul Monte San Giacomo : «… il cammino n’è disagevole sopra continui frammenti di chiappe; stillanti sono le pareti dei corridoi. In capo a trecento passi troppo angusto si fece il varco. Le guide misero dentro il capo e con forte ed allungata voce chiamarono gli operai che lavoravano a cinque, seicento passi più addentro. Due di costoro, dopo lungo spazio di tempo, sbucarono da quel cupo formo e pareano le ombre che la maga di Endor faceva comparire al Re d’Israele. Essi ci condussero in un salone non minore, in grandezza, della famosa Loggia de’ Banchi».
Nicolò Della Torre, Guida del viaggiatore alle cave di lavagna della Liguria orientale, Chiavari 1838:
«Il San Giacomo sopraggiudica tutti i monti circonvicini… ed anzi si vuole riguardare quale braccio secondario dell’Appennino. D’indole schistosa è in generale questo monte: tale si manifesta nei massi che aprono l’adito ai molti sentieri in esso praticati; tale nelle pietre con cui sono costrutte le macerie di quei colli, non che i muri di rustici casolari; tale infine l’annunziano i minuzzoli stessi giacenti nell’alveo dei frequenti rivoli ond’è solcato; né manca l’indizio di terreno argilloso, che è in sommo grado, e ricco di allumina, principio distintivo degli schisti, siccome delle ardesie».
Goffredo Casalis, Dizionario storico geografico statistico commerciale degli Stati di S.M. il Re di Sardegna, Torino 1840:
«Esistono 48 cave di ardesia nei soli territori di Lavagna e Cogorno: sono esse notissime per la quantità di lastre cui forniscono ai bisogni delle due riviere ed anche a quelli di esteri stati, perocché se ne spediscono a Napoli, in Toscana, a Gibilterra, in Portogallo, in Francia, in Corsica, in Sardegna, a Trieste, ad Odessa».